L’approccio GSRD (Gender, Sex, and Relationship Diversity)

Il Gender, Sex, and Relationship Diversity è un approccio promosso da Pink Therapy, un’organizzazione britannica indipendente che si occupa di problematiche relative all’identità di genere e al supporto della comunità LGBT.
L’acronimo GSRD è stato proposto perché l’ulteriore espansione della forma LGBT era considerata troppo complessa e comunque non inclusiva di alcuni gruppi.
Si tratta di un modello fenomenologico, dimensionale e fluido che abbraccia tutti gli aspetti della sessualità di un individuo.
Genere inteso come spettro dell’identità e dell’espressione di genere che comprende non solo persone che si identificano come cis o transgender, ma anche persone agender, bigender, genderqueer, gender fluid, gender non conforming, crossdresser, queer ecc. e i generi propri di certe culture.
Sesso inteso come aspetti biologici della sessualità (maschile, femminile, intersex, non binary, AFAB / RFAB, AMAB / RMAB). Inoltre l’ambito del sesso come spettro dell’orientamento sessuale e romantico (etero, gay, lesbico, bisessuale, pansessuale, allosessuale, alloromantico, asessuale, aromantico, greysessuale, demisessuale, ecc.). Infine all’interno del sesso troviamo anche i gusti e le preferenze sessuali (BDSM, kink, feticismi, parafilie, travestitismi ecc.) oppure gli aspetti relativi alla frequenza dei rapporti sessuali.
Relazioni intese come le scelte o le preferenze relazionali, quali per esempio il numero di partner (monogamia, poliamore, non-monogamie, relazioni aperte, scambismo, anarchia relazionale), lo scambio di potere (BDSM), aspetti economici (sex work) ecc.
Diversità intesa non come deviazione da una norma, ma come varietà.
Questo approccio tiene inoltre conto della possibile intersezionalità dello stigma e delle problematiche di discriminazione multipla riguardanti identità sessuale, etnia, colore della pelle, età, aspetto fisico, religione, disabilità, malattie, status socioeconomico ecc.
Non si tratta di inclusività nel senso di “includere” persone con una certa identità sessuale all’interno di una sessualità più “tipica”, ma di superare l’impianto cis, etero, mono, amato, allo normativo. L’inclusione passa dal riconoscere le specificità, non dal cancellarle in nome di una impossibile generalità e universalità. Per questo motivo oggi si preferisce parlare, al plurale, delle omosessualità, delle bisessualità, delle eterosessualità ecc. per sottolineare la complessità soggettiva dell’esperienza di ogni individuo e per evitare etichettature.
